The word “Russophobia” has been used very widely in the past couple of years by Russians and by “friends of Russia” abroad to describe the campaign of vilification of President Putin in particular and of the Russian people more generally that the U.S. led West has practiced with rising volume and shrillness ever since the start of an Information War launched in 2007.
In the course of the “Special Military Operation,” the Kiev regime has taken the lead in disseminating vicious calumny about the Russian military. We have heard about “massacres of civilians” in Bucha by retreating Russians. We have heard about Putin dispensing Viagra to his soldiers so that they might carry out sexual violence against Ukrainian women in occupied areas under their control. These and similar allegations have been repeated endlessly in Western media as if they were proven facts. They were not and are not anything more than bare-faced lies. The image of savage Buryat and Chechen units within the Russian armed forces has been so widespread that even Pope Francis spoke publicly against these peoples from the Vatican. The apologies later extended by his Secretariat were made privately to the Russian Ministry of Foreign Affairs, so the damage of this calumny will not be undone.
I suggest that we consider the Russophobia as just a new manifestation of an old trick of those preparing the public for war and managing popular emotions in a jingoist direction. It is all about dehumanizing one’s opponents to make killing more acceptable than Scripture and the basic disposition of civil society would allow.
In many essays I have remarked on Russian foreign policy as being “reactive” rather than aggressive. And so it is in the Information War domain. The Russians took it on the chin when the Bucha narrative was spun in Western media. They whined and complained, but did not fire back.
Russia had sound strategic reasons for initiating and prosecuting the war in Ukraine. To be sure, these reasons changed from pacifying Ukraine (demilitarization and de-Nazification) at the outset to the present objective of de-fanging NATO itself ever since NATO began supplying state of the art weaponry to Kiev, together with military advisers on the ground and real time intelligence.
However, these strategic considerations are apparently deemed to be too abstract for the broad home population to be properly motivated to back the war effort. And so the Kremlin has moved moved into the more emotive domain of dehumanization. Last night’s Evening with Vladimir Solovyov was a case in point.
The past couple of weekends Solovyov went down to the Donbas where Minister of Defense Shoigu arranged for him to spend time on the front lines and mingle with the fighters, from infantry and tank soldiers up to senior officers. Solovyov has presented on his show clips of the more impressive people he met down there.
Last night we were treated to a long “interview” with the officer who took Solovyov on a drive along the front. Vladimir Rudolfovich was glowing with pride that chaps like this one, who looked to be about 37 but has 25 years as a warrior in his record, are given units to command. He hopes that the General Command will reward them by raising them in the ranks and giving them still greater responsibilities. Solovyov recommended the interview to the audience, because of his admiration for the “profound thinking” of the young officer.
And so we were treated to a five minute “diatribe” against the West as this officer explained what Russia is fighting for, what “victory” will mean for them. The war is about defeating “Satanism,” which has taken the West in its grips and is destroying Western civilization. Ukrainian neo-Nazism is just a subset of this Satanism, as is the West European promotion of LGBT+ culture. The Anti-Christ has landed in the West and it is for Russia now to vanquish him in defense of traditional values.
The panelists on last night’s show were the usual mix of academics and Duma committee chairmen. One or two looked stupefied at this display of “profound thinking.” None decided to follow up the outrageous remarks of Solovyov’s hero of the moment. I have heard much of the same rant from the occasional crackpot taxi driver taking me on hour long trips from my Pushkin apartment to the Petersburg city center; fortunately no one ever thought of giving them a microphone on national television.
My only observation is that it is truly sad that both sides to the conflict in and over Ukraine are now deeply engaged in the destruction of all the mental restraints that keep men from barbarism.
Several weeks ago, Russian society was deeply shocked and outraged by videos circulating in social media showing the point blank murder of prone Russian Prisoners of War by gloating Ukrainian soldiers. In the meantime there is quiet talk on Russian television to the effect that Russia’s Wagner mercenary units and Chechen brigades “take no prisoners.” We can well imagine what that means.
As these violent trends continue on both sides of the confrontation between Russia and the West, the chances for peace talks being held diminish dramatically. And the return of international relations to something resembling the status quo ante becomes ever more improbable.
Translations below into Italian (Roberto Pozzi) and German (Andreas Mylaeus)
Disumanizzare il nemico
La parola “russofobia” è stata molto usata negli ultimi due anni dai russi e dagli “amici della Russia” all’estero per descrivere la campagna di diffamazione nei confronti del presidente Putin, in particolare, e del popolo russo, più in generale, che l’Occidente sotto la guida americana ha praticato con volume e stridore crescenti fin dall’inizio della guerra di disinformazione lanciata nel 2007.
Nel corso dell’”Operazione militare speciale”, il regime di Kiev ha iniziato a diffondere calunnie feroci sulle forze armate russe. Abbiamo sentito parlare di “massacri di civili” a Bucha da parte dei russi in ritirata. Abbiamo sentito sentito dire che Putin avrebbe fatto distribuire viagra ai suoi soldati per fargli commettere violenze sessuali contro le donne ucraine nelle aree occupate. Queste e altre accuse simili sono state ripetute all’infinito dai media occidentali come se fossero fatti comprovati. Non lo erano naturalmente, e non lo saranno mai perche’ non erano che menzogne spudorate. Le immagini delle selvagge unità buriate e cecene all’interno delle forze armate russe ha fatto talmente scalpore che persino Papa Francesco ha condannato pubblicamente questa gente. Le scuse che la Segreteria del Vaticano hai poi fatto, sono state fatte privatamente al Ministero degli Affari Esteri russo, e quindi il danno fatto dalla calunnia rimane.
Suggerisco di considerare la russofobia come ennesima manifestazione di un vecchio trucco di chi prepara l’opinione pubblica alla guerra e gestisce le emozioni popolari in direzione sciovinista. Si tratta di disumanizzare gli avversari per renderne l’uccisione più sacrosanta delle Sacre Scritture, preparando cosi’ il terreno nella cosiddetta società civile.
In piu’ di uno dei miei articoli precedenti ho sottolineato come la politica estera russa sia “reattiva” piuttosto che aggressiva. E così è anche nel campo della guerra dell’informazione. I russi hanno preso la palla al balzo quando la narrazione di Bucha è stata diffusa dai media occidentali. Si sono lamentati e hanno protestato, ma non hanno risposto al fuoco.
La Russia aveva valide ragioni strategiche per iniziare e portare avanti la guerra in Ucraina. Certo, queste ragioni sono cambiate: dalla pacificazione dell’Ucraina (smilitarizzazione e de-nazificazione) all’inizio all’attuale obiettivo di “tagliare le unghie” alla stessa NATO, obiettivo emerso da quando quest’ultima ha iniziato a fornire a Kiev armamenti all’avanguardia, oltre che consiglieri militari e intelligence in tempo reale.
Tuttavia, queste considerazioni strategiche pare che ora vengano ritenute troppo astratte per motivare la popolazione nazionale a sostenere lo sforzo bellico. Così anche il Cremlino sembra avviarsi anch’esso sulla stessa via presa dai media occidentali ovvero quella della disumanizzazione del nemico. La trasmissione di ieri sera con Vladimir Solovyov ne è un esempio.
Negli ultimi due fine settimana Solovyov si è recato nel Donbas, dove il Ministro della Difesa Shoigu gli ha permesso di trascorrere del tempo in prima linea e di mescolarsi con i combattenti, dai soldati di fanteria e carri armati fino agli ufficiali superiori. E Solovyov ha presentato nel suo programma alcuni dei personaggi più rappresentativi che ha incontrato.
Ieri sera abbiamo visto a una lunga intervista con l’ufficiale che ha accompagnato Solovyov lungo il fronte. Vladimir Rudolfovich, che sembra non arrivare a 40 anni di eta’ ma ne ha già 25 anni di carriera militare alle spalle, era pieno di orgoglio per essere uno di coloro che ha ricevuto l’incarico di comandante in questa guerra. Spera che il Comando Generale ricompensi quelli come lui facendoli salire di grado e dando loro responsabilità ancora maggiori. Dal canto suo Solovyov raccomandava l’intervista al proprio pubblico perche’, a suo modo di vedere, il giovane ufficiale avrebbe espresso“pensieri profondi” sulla natura della guerra in corso.
E così abbiamo assistito a una sfuriata di cinque minuti contro l’Occidente, in cui l’ufficiale spiegava per cosa sta combattendo la Russia, cosa significherà per loro la “vittoria”. La guerra servirebbe a sconfiggere il “satanismo” che di cui l’Occidente e’ diventato preda e che sta distruggendo la civiltà occidentale. Il neonazismo ucraino sarebbe solo una delle espressioni di questo satanismo, così come la promozione della cultura LGBT+. L’Anti-Cristo essendo sbarcato in Occidente, spetterebbe ora alla Russia sconfiggerlo in difesa dei valori tradizionali.
I relatori della trasmissione di ieri sera erano il solito mix di accademici e presidenti di commissione parlamentari della Duma. Un paio di questi sembravano sconcertati dalle affermazioni fatte dal militare e nessuno le ha fatte proprie. Simili sproloqui li ho sentiti fare da qualche strampalato tassista che nel lungo tragitto dal mio appartamento di Pushkin al centro di Pietroburgo; e cui fortunatamente nessuno ha mai pensato di dare un microfono alla televisione nazionale.
Mi limito ad osservare che è davvero triste che entrambe le parti in conflitto in Ucraina siano ora profondamente impegnate nella distruzione di tutti i freni mentali che separano gli uomini dalla barbarie.
Alcune settimane fa, la società russa è rimasta profondamente scioccata e indignata dai video che circolavano sui social media e che mostravano l’esecuzione di prigionieri di guerra russi in ginocchio da parte di giubilanti soldati ucraini. Nel frattempo, alla televisione russa si parla tranquillamente del fatto che le unità mercenarie russe Wagner e le brigate cecene “non fanno prigionieri”.
Possiamo ben immaginare cosa significhi.
Se queste tendenze violente continuano da entrambe le parti del confronto tra Russia e Occidente, le possibilità che si svolgano colloqui di pace diminuiscono drasticamente. E il ritorno delle relazioni internazionali a qualcosa di simile allo status quo ante diventa sempre più improbabile.
Die Entmenschlichung des Feindes
Das Wort „Rossophobie“ wurde in den letzten Jahren von Russen und von ausländischen „Freunden Russlands“ häufig benutzt, um die Verleumdungskampagne gegen Präsident Putin im Speziellen und gegen die russische Bevölkerung im Allgemeinen zu beschreiben, die der von den USA geführte Westen seit dem Beginn des Informationskrieges im Jahr 2007 immer lauter und schriller geführt hat.
Im Verlauf der „Speziellen Militäroperation“ hat das Kiew-Regime die Führung bei der Verbreitung übler Verleumdungen über die russische Armee übernommen. Wir haben von „Massakern an Zivilisten“ durch zurückweichende Russen in Butscha gehört. Wir haben gehört, dass Putin seinen Soldaten Viagra gibt, damit sie in den von ihnen kontrollierten Gebieten sexuelle Gewalt gegen ukrainische Frauen begehen. Diese und ähnliche Vorwürfe wurden endlos in westlichen Medien wiederholt, als wären sie bewiesene Fakten. Sie waren es nicht und sie sind auch jetzt nichts weiter als unverschämte Lügen. Das Bild von wilden Burjaten- und Tschetschenen-Einheiten innerhalb der russischen Streitkräfte war so weit verbreitet, dass sich sogar Papst Franziskus öffentlich gegen diese Völker ausgesprochen hat. Die später von seinem Sekretariat verbreiteten Entschuldigungen wurden dem russischen Außenministerium privat übermittelt, sodass der Schaden dieser Verleumdung nicht ungeschehen gemacht wurde.
Ich schlage vor, dass wir die Russophobie als eine neue Manifestation eines alten Tricks derer betrachten, die die Öffentlichkeit auf Krieg vorbereiten und die allgemeine Gefühlswelt in einen säbelrasselnden Nationalismus zusteuern. Es geht darum, seine Gegner zu entmenschlichen, um das Töten akzeptabler zu machen als es die Bibel und die grundlegende Einstellung der Zivilgesellschaft erlauben würden.
Ich habe in vielen Essays darauf hingewiesen, dass die russische Außenpolitik eher „reaktiv“ als aggressiv ist. Und so ist es auch im Bereich des Informationskrieges. Die Russen haben es hingenommen, als das Butscha-Narrativ in den westlichen Medien verbreitet wurde. Sie haben sich beschwert und beklagt, aber sie haben nicht zurückgeschossen.
Russland hat gewichtige strategische Gründe, den Krieg in der Ukraine zu initiieren und zu führen. Tatsächlich haben sich diese Gründe geändert: ursprünglich sollte die Ukraine befriedet werden (Entmilitarisierung und De-Nazifizierung). Seit die NATO begonnen hat, Kiew mit Hochtechnologie-Waffen und militärischen Beratern vor Ort sowie Echtzeit-Geheimdienstinformationen zu versorgen, ist jetzt das Ziel, die NATO selbst unschädlich zu machen.
Allerdings scheinen diese strategischen Überlegungen für die breite Bevölkerung zu abstrakt zu sein, um diese angemessen zu motivieren, um die Kriegsbemühungen zu unterstützen. Deshalb ist der Kreml auf das emotionalere Gebiet der Entmenschlichung übergegangen. Die Sendung Evening with Vladimir Solovyov von gestern Abend war ein Beispiel dafür.
An den vergangenen Wochenenden hat Solovyov den Donbass besucht, wo ihm Verteidigungsminister Schoigu ermöglicht hat, Zeit an der Front zu verbringen und sich mit den Kämpfern zu unterhalten, von Infanterie- und Panzersoldaten bis hin zu höheren Offizieren. Solovyov hat in seiner Sendung Aufnahmen von den beeindruckenderen Menschen gezeigt, die er dort getroffen hat.
Gestern Abend wurde uns ein langes „Interview“ mit dem Offizier gezeigt, der Solovyov auf einer Fahrt entlang der Front mitgenommen hat. Vladimir Rudolfovich strahlte for Stolz, dass Typen wie dieser, der wie etwa 37 Jahre alt aussah, aber bereits 25 Jahre als Kämpfer hinter sich hat, Einheiten befehligen dürfen. Er hofft, dass das Oberkommando sie durch Beförderungen und größere Verantwortlichkeiten belohnen wird. Solovyov empfahl das Interview dem Publikum wegen seiner Bewunderung für das „tiefgründige Denken“ des jungen Offiziers.
Und so wurden wir Zeugen einer fünf Minuten langen „Schmährede“ gegen den Westen, als dieser Offizier erklärte, wofür Russland kämpft und was „Sieg“ für sie bedeutet. In dem Krieg drehe es sich darum, den „Satanismus“ zu besiegen, der den Westen im Griff hat und die westliche Zivilisation zerstört. Der ukrainische Neonazismus ist nur ein Teil dieses Satanismus, ebenso wie die westliche Förderung von LGBT+-Kultur. Der Anti-Christ ist im Westen angekommen und es ist jetzt Russlands Aufgabe, ihn im Namen traditioneller Werte zu bezwingen.
Die Podiumsteilnehmer in der Sendung gestern Abend waren die übliche Mischung aus Akademikern und Vorsitzenden von Duma-Ausschüssen. Einer oder zwei sahen bei dieser Darbietung von „tiefschürfendem Denken“ verständnislos aus. Keiner beschloss, den skandalösen Äußerungen von Solovyevs Held der Stunde zu folgen. Ich habe viele von solchen Hasstiraden von den gelegentlichen verrückten Taxifahrern gehört, die mich stundenlang von meiner Wohnung in Pushkin in die Stadtmitte von Petersburg gebracht haben. Zum Glück hat niemand jemals daran gedacht, ihnen bei einer landesweiten Fernsehübertragung ein Mikrofon zu geben.
Meine einzige Betrachtung ist, dass es wirklich traurig ist, dass beide Seiten des Konflikts in und um die Ukraine jetzt tief in der Zerstörung aller mentalen Hemmungen verwickelt sind, die den Menschen vor der Barbarei bewahren.
Vor einigen Wochen wurde die russische Gesellschaft durch Videos tief erschüttert und empört, die in den sozialen Medien kursierten und die zeigten, wie ukrainische Soldaten russische Kriegsgefangene aus nächster Nähe ermordet haben. Inzwischen gibt es verstohlene Gespräche im russischen Fernsehen, wonach die sogenannten Wagner-Söldnereinheiten und Tschetschenen-Brigaden „keine Gefangenen machen“. Wir können uns gut vorstellen, was das bedeutet.
Während diese gewalttätigen Trends auf beiden Seiten der Auseinandersetzung zwischen Russland und dem Westen weitergehen, werden die Chancen auf Friedensgespräche immer geringer. Und die Rückkehr der internationalen Beziehungen zu etwas, was dem status quo ante ähnelt, wird immer unwahrscheinlicher.